Caino e Abele: importanti dettagli mai raccontati

07.09.2021

Abbiamo tutti sentito parlare di Caino e Abele e della loro storia. Due fratelli che portano i loro sacrifici a Dio: quello di Abele viene accettato, ma il sacrificio di Caino no. Per gelosia o invidia, Caino porta suo fratello nel campo, pare con l'intenzione di ucciderlo. Ma, sono andate veramente così le cose? Se guardiamo attentamente il testo, scopriamo che c'è molto di più in questa storia. Lo studio seguente non sarà breve ma neanche troppo lungo, perciò prenditi il tempo che serve per immergerti nel mare della Torah per scoprire realtà che prima non sapevi nemmeno esistessero!

I loro nomi

Cominciamo con i loro nomi. I nomi "Caino" e "Abele" derivano dalla Settanta, una traduzione greca più antica di 1000 anni rispetto al Testo Masoretico ebraico. Questi nomi Καιν (kain) e Αβελ (abel) sono traslitterazioni greche dell'ebraico. In ebraico la parola קין (qayin) significa acquisire, comprare, prendere possesso di qualcosa ed è per questo che Eva motiva la scelta del nome dicendo: «ho acquistato (qanàh) un uomo» (Gn 4:1). La parola הבל (havel) significa vuoto, soffio, spesso tradotta come vano o vanità nel senso di essere vuoto di sostanza (cfr. Eccl 1:2).

La parola ebraica per «nome» è שם (shem) e letteralmente significa respiro o carattere, ma anche fama o addirittura monumento, dato che un monumento viene in genere eretto per commemorare (la fama di) un eroe di guerra o un grande uomo del passato. Solo per farti un esempio, gli uomini iniziarono a costruire la Torre di Babele con lo scopo di diventare "uomini del nome", cioè uomini famosi e non essere più dimenticati. Nel pensiero ebraico, lo shem riflette il carattere di una persona e i significati ebraici dei nomi dei due fratelli sono cancelli spalancati verso i loro caratteri. Anche se possiamo sapere poco della vita di alcuni personaggi, in realtà il loro nome ci sta già dicendo chi erano, della serie: dimmi come ti chiami e saprò chi sei. Quindi, attraverso il loro nome possiamo scoprire la personalità ed il carattere di uno e dell'altro: Caino è per definizione un possessore, un uomo ripieno di sostanza, mentre Abele è vuoto di sostanza.

Questo può sembrarci strano inizialmente, perché abbiamo sempre avuto l'idea che Abele fosse il buono e quello dotato di molta sostanza, mentre Caino il cattivo e il privo di senno della situazione. Un'idea altrettanto errata ce la siamo fatta di Rachele e Lea, mogli di Giacobbe, dove la prima viene ricordata come la bella e la giusta, mentre la seconda come vecchia, brutta e odiata. Ma questa è una semplificazione eccessiva dei fatti. Secondo i loro nomi, che è un riflesso del loro carattere, Caino è quello che chiameremo "uomo di carattere", mentre Abele "uomo vanitoso".

Le loro nascite

È un fatto noto che Giacobbe ed Esaù erano gemelli, ma ciò che non è comunemente noto è che anche Caino e Abele erano gemelli. Nella consueta contabilità biblica delle nascite multiple viene sempre menzionata la concezione e poi la nascita di ciascun bambino, come possiamo vedere in Gn 29:32-33 dove si afferma che Lea concepì e partorì un figlio, poi concepì di nuovo e partorì un altro figlio. Si noti che ci sono due concepimenti e due parti. Ma notate come è scritto in Gn 4:1-2 in relazione a Caino ed Abele.

«E Adàm ha conosciuto sua moglie Chavvàh, che concepì e partorì Qàin [...] poi partorì ancora suo fratello Hevel» (la traduzione è mia, semplificata)

Da notare che c'è un solo concepimento, ma due nascite! La parola ebraica per «ancora» è asàf che significa aggiungere qualcosa; in questo caso la nascita di Abele è stata aggiunta alla nascita di Caino perché è nato dal medesimo parto. Quindi Caino e Abele erano gemelli. A confermare ulteriormente questo dato di fatto è la specificazione del concepimento e del parto per il terzo figlio di Adamo, Set (Gn 4:25), dopo che Abele era morto, un dettaglio che per quest'ultimo non è stato detto!

Il loro lavoro

Secondo il testo biblico, Abele era una pastore. Alcune traduzioni usano la parola «custode», ma l'ebraico ro'èh significa proprio «pastore». Caino invece è un coltivatore della terra, un contadino. Ma la parola ebraica 'ovèd significa letteralmente «servo». 'oved è il participio del verbo avad, e il verbo avad si trova in Gn 3:23 dove si afferma che quando Adamo fu espulso dal giardino fu mandato a «coltivare/lavorare» (avad) il suolo. Caino, quindi, che è il più grande dei gemelli, ha ereditato il lavoro del padre, evento molto comune nella cultura ebraica. Ma dobbiamo notare che mentre Adamo, Eva, Caino e Abele non sono ebrei per definizione, sono comunque gli antenati del popolo ebraico, come lo siamo tutti, tra l'altro.

I loro sacrifici

Quando i due fratelli portarono le loro offerte a Dio, Caino, il contadino, portò i frutti della terra; mentre, Abele, il pastore, portò alcuni capi di gregge. Poi ci viene detto che Dio gradì il sacrificio di Abele, ma non quello di Caino. Tuttavia non ci viene detto il perché di questo rifiuto. Molte sono le speculazioni sul motivo del rifiuto di Dio, ma non le esamineremo in questa sede.

Qualcosa di interessante che si può trarre da questa storia è che spesso assumiamo che i primi comandamenti di Dio siano stati dati a Mosè sul Sinai, mentre prima non era in vigore alcuna legge. Ma è evidentemente che così non è, dato che Dio ha dato i Suoi comandamenti, o almeno alcuni di essi, ad Adamo ed Eva prima ancora del peccato e anche ai loro figli. Questo è evidente dal racconto che Abele obbedì a quei comandi, ma Caino no.

Siccome Dio non aveva gradito il sacrificio di Caino, quest'ultimo si arrabbiò e s'intristì molto. Poi Dio gli dà alcune toròt, istruzioni. La prima di queste è: «Se agisci bene non accetti ciò?». Qui Dio gli sta dicendo che può superare questo momento di tristezza: tutto quello che deve fare è portare un sacrificio con la giusta attitudine e tutto andrà bene. Allora Dio dice: «ma se non agisci bene il peccato della menzogna è accovacciato alla tua porta [...]». In altre parole, se Caino avesse continuato a portare sacrifici in modo scorretto, avrebbe peccato. Infine, Dio dice: «e a te sarà il suo desiderio, ma tu dominerai su di lui». Si presume che le espressioni «suo» e «lui» in questo versetto si riferiscano al peccato, tuttavia questo pare essere letteralmente impossibile.

Cosa molto importante da non trascurare è che in Ebraico, come per l'Italiano, tutti i nomi sono maschili o femminili. Non esiste il genere neutro, come invece esiste per il greco antico. Alcune parole maschili non hanno la controparte femminile e viceversa. Ad esempio, la parola terra ('èretz) è solo femminile, mentre cielo (shamàim)  solo maschile; la parola pesce è solo femminile, uccello è solo maschile. La parola ebraica per peccato è chatah, che è un sostantivo solo femminile. Pertanto, se il «suo» e «lui» di cui sopra, che tra l'altro sono il genere corretto per i pronomi nel testo ebraico, si riferissero al peccato che è una parola femminile, allora i pronomi corretti sarebbero stati «sua» e «lei». Giusto? Possiamo quindi concludere che il «suo» e «lui» si riferiscono a qualcosa o qualcuno che non è il peccato. Caino non deve dominare il peccato, ma qualcuno o qualcos'altro.

Purtroppo i generi maschili e femminili delle nostre traduzioni spesso non coincidono con i maschili ed i femminili della Bibbia ebraica, ma anche quella greca, perché ad esempio la parola pneuma, tradotta solitamente con spirito, vento o soffio (tutte parole maschili) è di genere neutro, mentre il corrispondente ebraico ruach è un femminile, eppure in italiano si traduce con un maschile! Questo dimostra che l'Ebraico ed il Greco non sono sempre traducibili, quindi spessissimo alcuni dettagli biblici ci sfuggono perché la lingua italiana non riesce ad incastrarsi con le lingue originali della Bibbia.

La loro relazione

Diamo un'occhiata più da vicino all'ultima parte di ciò che Dio disse a Caino. Ecco una traduzione letterale di questo passaggio: «e verso di te è il desiderio di lui, ma devi dominare in esso». Ora, torniamo al capitolo precedente (3:16) dove Dio parla ad Eva della sua relazione con Adamo: «e verso tuo marito sarà il tuo desiderio, ma egli ti dominerà». Hai notato che questi due passaggi, a parte il genere dei pronomi e a cui si riferiscono i passaggi, sono praticamente identici?

Nel passaggio su Adamo ed Eva, la donna deve seguire suo marito e suo marito deve governarla. Nel passaggio su Caino e Abele, «lui» deve seguire Caino e Caino deve governare su di «lui». Quindi, chi è il «lui» di cui si parla? Deve trattarsi di Abele, non del peccato! Ricordiamo che Caino è nato per primo ed è quindi, secondo la tradizione antica, il capo. Ma a quanto pare, Abele sta tentando di assumere la figura di leader, forse perché si sentiva superiore a Caino dato che il suo sacrificio era stato accettato da Dio. Inoltre, non dimenticare che il carattere di Caino era di sostanza (qain), mentre quello di Abele era di vanità (hevel)!

L'omicidio

La versione Nuova Riveduta così traduce Gn 4:8

«Un giorno Caino parlava con suo fratello Abele e, trovandosi nei campi, Caino si avventò contro Abele, suo fratello, e l'uccise»

Questo è un passaggio piuttosto semplice, ma è stato intenzionalmente modificato dai traduttori in modo che abbia un senso. Non è raro che i traduttori "aggiustino" (o "tradiscano") il testo in modo che possa essere compreso facilmente dal lettore comune della Bibbia. L'intenzione è di per sé nobile, ma a mio avviso non rende giustizia al testo biblico, commettendo un disservizio al lettore nascondendogli questi problemi. Sono dell'opinione che il traduttore sincero debba rimanere fedele al testo ebraico e poi annotare le proprie opinioni, esattamente come facevano i Masoreti (e a questo dovrebbero servire dei commentari biblici davvero validi e attendibili) che, pur di non intervenire sul testo inserivano delle note a margine dette masorah parva e masorah magna. La primissima parte di questo versetto in realtà recita queste parole dall'ebraico:

«Poi Qàin disse a suo fratello Hèvel»

A una lettura del genere, non sorge spontanea la domanda cosa disse Caino a suo fratello? Non lo sappiamo, nel Testo Masoretico manca! I traduttori della Nuova Riveduta hanno risolto questo problema cambiando la parola originale da «disse» a «parlava». Può sembrare banale come dettaglio, eppure non lo è perché devi sapere che ogni volta che l'ebraico usa va-yyòmer (e disse) la conversazione di ciò che viene detto si trova immediatamente dopo la clausola, eppure nel Testo Masoretico non c'è! Molte sono state le ipotesi degli studiosi, ma la più convincente è a mio avviso la seguente: mentre un antico rotolo della Toràh veniva ricopiato, il copista ha accidentalmente saltato la parte in cui Caino dice qualcosa a suo fratello. Attraverso delle indagini testuali si può ravvisare il verificarsi di un fenomeno chiamato omeoteleuto (per una spiegazione più dettagliata si veda il mio Commento alla Genesi, vol.1, p.103).

Adesso rileggiamo questo versetto nella traduzione letterale di Young.

«E Caino disse ad Abele suo fratello: {'Andiamo nel campo;'} e avvenne che mentre erano nel campo, Caino si levò contro suo fratello Abele e lo uccise»

Young rimane fedele all'ebraico, ma aggiunge: «andiamo nel campo». Dove l'ha preso? Dalla Settanta, che recita come segue:

«E Caino disse ad Abele suo fratello: Usciamo nella pianura; e avvenne che quando furono nella pianura Caino si levò contro suo fratello Abele, e lo uccise»

Da dove hanno preso i traduttori della Settanta la frase «andiamo nella pianura»? Non lo sappiamo. Possiamo dedurre che stavano traducendo da un rotolo ebraico che doveva includere questa conversazione, oppure che anche loro hanno "aggiustato" il testo da cui hanno tradotto aggiungendo la frase che dal testo in cui stavano copiando era assente, affinché il passaggio avesse un senso.

La ragione per cui sollevo questo problema è affinché tu riconosca che effettivamente un problema testuale c'è ma non conosciamo con certezza tutti i fatti di questo omicidio (si veda il video alla fine dell'articolo per ulteriori spiegazioni). Ma in ogni caso, Caino uccide suo fratello e viene punito per questo, il che, tra l'altro, è un'ulteriore prova che Dio ha dato i Suoi comandamenti ad Adamo ed Eva molto prima di darli a Mosè, qui in particolare il comandamento di «non uccidere» (Es 20:13).

«Da esso sarai maledetto, dal suolo che ha aperto la bocca per ricevere i sangui di tuo fratello per mano tua. Quando lavorerai la terra essa non continuerà più a darti la sua forza [...]» (Gn 4:11-12a)

La seconda punizione è l'esilio.

«sarai fuggiasco ed errante sulla terra» (4:12b)

Caino è angosciato da questa punizione e dice a Dio (secondo le traduzioni):

«Caino disse al SIGNORE: "Il mio CASTIGO è troppo grande perché io possa sopportarlo» (4:13)

Parlare di castigo implica che non c'è rimorso in Caino perché questa traduzione lascia intendere che Caino è preoccupato per la sua punizione piuttosto che per l'atto malvagio commesso contro suo fratello. Tuttavia, la parola ebraica tradotta in genere con «castigo» è avon, che significa iniquità o colpa. La colpa non è un castigo, né il castigo è una colpa! Semmai, il castigo è la conseguenza di una colpa. Tuttavia, colpa e castigo sono due cose distinte e due parole distinte in ebraico. Con questa nuova e corretta comprensione, in realtà Caino sta dicendo: «La mia COLPA è più grande di quanto possa sopportare». Restituendo al testo biblico il suo reale significato, vediamo invece un grande rimorso, contrariamente di quanto fa credere la traduzione che riporta la parola "castigo". Caino è pentito del male che ha fatto e poi continua a dire:

«Ecco! Oggi mi scacci dalla faccia della landa e sarò nascosto dalla Tua presenza. Sarò fuggiasco ed errante sulla terra e avverrà che chiunque mi troverà mi ucciderà» (4:14; la traduzione è mia)

Grazia e Misericordia

Viene spesso insegnato che l'Antico Testamento si occupa solo di legalismo, punizione, guerre e morte, e che il Nuovo Testamento si occupi solo di grazia, amore e tolleranza. Tuttavia troviamo in tutto l'Antico Testamento casi in cui Dio mostra grazia, amore e misericordia, e casi in cui mostra giustizia e castigo (senza tenere conto dell'Apocalisse!) La storia di Noè, l'esodo degli israeliti e molte altre sono storie di grazia, e questa storia non è diversa poiché Dio concede misericordia, grazia e speranza a Caino. E questo prima ancora che subentrasse "la Legge di Mosè" sui provvedimenti da prendere riguardo agli omicidi volontari e involontari (con annesse città di rifugio), che sono leggi mosaiche, appunto, mentre la Legge pronunciata direttamente da Dio è un'altra cosa.

È stato anche dimostrato, inoltre, attraverso serie indagini di critica testuale, che non poche leggi presenti nel Pentateuco non sono mai state date direttamente a Mosè sul Monte Sinai, ma si tratta di emendamenti o interpolazioni attuate dai santi profeti (e dallo scriba Esdra) solo all'epoca dell'esilio babilonese, per rispondere ad alcune esigenze politiche e religiose che il popolo d'Israele aveva durante la cattività in Mesopotamia.

«E Yehwàh rispose: "Non è così! Chiunque uccide Qàin, sarà vendicato sette volte". Così Yehwàh mise a Qàin un segno affinché chiunque lo trovasse non lo uccidesse» (4:15, la traduzione è mia)

Evidentemente Dio ritenne opportuno che l'omicidio commesso da Caino non meritasse la pena capitale né per mano Sua né per mano di nessun altro, e questo potrebbe essere un segno che c'è di più di quanto ci viene detto in questa storia di omicidio. Non dimentichiamo, infatti, che la conversazione tra Caino e Abele non è nota con certezza ed è anche possibile che ci siano informazioni importanti di questa storia che purtroppo - vuoi per distrazione o intenzionalmente da parte dei copisti - non ci sono state tramandate. Se fossimo stati a conoscenza dell'intero dialogo tra Caino e Abele mentre erano nei campi, scopriremmo sicuramente il movente dell'omicidio, non dimenticando che la Torah prescrive delle clausole protettive nei confronti dell'omicida involontario, permettendogli di correre al riparo in una delle sei città di rifugio designate per questo scopo (e Caino va in esilio per proteggersi) affinché nessun vendicatore possa fare giustizia per la morte di Abele (ed è per questo che Caino ha paura di essere a ucciso). Conoscendo le leggi che la Torah decreta sugli omicidi si può fare chiarezza su molte cose!

Ma c'è un dettaglio non indifferente: il Nuovo Testamento menziona Caino tre volte: 

  1. In Eb 11:4 si dice che il sacrificio di Abele era «più eccellente» di quello di Caino, ma questo non vuol dire che l'offerta di Caino non fosse eccellente, ma meno eccellente. Era un'offerta "buona" (la Torah prevede l'offerta dei frutti della terra) ma per un motivo non è stata accettata.
  2. In 1Gv 3:12 si dice che Caino «era dal maligno, e uccise il fratello». Poi il redattore biblico si pone la domanda e dà la risposta: «Perché l'uccise? Perché le sue opere erano malvagie e quelle di suo fratello erano giuste». L'opera malvagia consiste nel peccato (e il peccato è la trasgressione della Torah), e offrire un sacrificio meno eccellente si Abele significa che mentre la sua offerta poteva essere eccellente ma meno rispetto a quella di Abele, non è stata donata con la giusta attitudine.
  3. Infine, in Giuda 11 si parla della «via di Caino» paragonata alle malefatte di Balaam e alla ribellione di Core.

Insomma, Caino non era uno stinco di santo... eppure Dio gli ha dato la possibilità di salvarsi perché sembra esserci stato un pentimento.

Questi tre passaggi neotestamentari ci hanno dato l'idea generale che Caino è il cattivo mentre Abele è il buono. Non si può negare il contrario, ma non possiamo nemmeno negare che i loro nomi riflettono il loro carattere, quindi possiamo dire che a causa della  vanità scritta persino nel suo nome, Abele se l'è cercata. Abele era devoto a Dio nel modo giusto, ma era irrispettoso e irritante nei confronti del fratello maggiore? Questi sono gli unici indizi che abbiamo da parte dei tre redattori del Nuovo Testamento che possono aiutarci a ricostruire il movente dell'omicidio.

Ora, qual è il segno di riconoscimento che Dio ha posto su Caino affinché potesse garantirgli un certo tipo di protezione? Ovviamente non possiamo saperlo con assoluta certezza, ma siccome la Scrittura non ci lascia mai a bocca asciutta, qualche indizio ce lo dà. Non sempre tutto è spiegato in modo palese, molto probabilmente affinché la Scrittura venga studiata, indagata, esaminata e tagliata rettamente.

La parola ebraica tradotta qui con «segno» è 'ot. Questa parola è usata anche in testi non biblici per riferirsi a una lettera, come in una lettera dell'alfabeto di cui persino Ezechiele parla.

«Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme, e fa' un segno sulla fronte degli uomini che sospirano e gemono per tutte le abominazioni che si commettono in mezzo a lei» (Ez 9:4, Nuova Riveduta)

Quando Dio mette un marchio, lo fa per coloro che gemono e soffrono, come ad esempio i marchiati da Dio nell'Apocalisse. Nel passaggio sopra, la parola ebraica per segno non è 'ot ma tav, che è l'ultima lettera dell'alfabeto ebraico. Il brano di cui sopra sarebbe meglio tradotto come «metti una tav sulla fronte». Nell'alfabeto ebraico antico, quando le lettere non erano ancora quelle quadrate ma ancora dei semplici pittogrammi, la lettera tav era rappresentata con il disegno di due bastoncini incrociati, come una "X", o una "croce" se vuoi, che è un segno di alleanza.

Pertanto, è possibile che il «segno» o «marchio» che Dio ha posto su Caino fosse proprio la lettera TAV e che possa anche essere il segno che Dio era in relazione di alleanza (promessa di protezione) con Caino, nonostante qualcuno (Lamec) riuscì ad ucciderlo comunque.

Conclusione

Come ho detto all'inizio di questo articolo, se esaminiamo attentamente il testo più da vicino scopriamo che c'è molto di più di quanto sia stato insegnato alla maggior parte di noi nella storia di Caino e Abele. Ammetto di non avere tutte le risposte; infatti, mentre studio la Bibbia, di solito finisco con più domande che risposte, nonostante di risposte ne arrivino perché credo che Dio non lasci nel dubbio o nella confusione i propri figli. Ma questo è lo studio della Bibbia: non si tratta di trovare tutte le risposte, ma di cercarle. Non si tratta della destinazione, ma del viaggio per arrivarci!

ULTERIORI DETTAGLI POSSONO ESSERE APPROFONDITI NEL COMMENTO ALLA GENESI

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